La voce solitaria


La voce solitaria

La voce solitaria

Monologhi d’attore nella scena italiana tra vecchio e nuovo millennio

Di Paolo Puppa

Bulzoni Editore, 2010; pp. 1-302 

Un uomo solo al comando della corsa. Così recitava una celebre radiocronaca ciclistica di decenni fa. Un uomo solo al comando della sala. Questo il senso del volume, La voce solitària, una sorta di atlante del performer isolato nel palcoscenico italiano degli ultimi quarantanni. Un fenomeno controverso, che esce dai luoghi istituzionali, alla ricerca di nuovi destinatali anagrafici, giovani e al limite bambini. Innanzitutto, una distinzione tra testimoni del giorno, impegnati a ricostruire vicende private e collettive, e viceversa fantasmi della notte, e ancora tra la fiducia nel racconto e il maledettismo grottesco di immagini oniriclie molto legate allo zapping televisivo. Ma il saggio cerca altresì di individuare la matrice per simili polarità nel sistema Fo e in quello di Carmelo Bene. Si vengono così a costituire contrapposizioni tra giornalisti e narratori puri, tra entertainers ed agit prop politici, ben sapendo che spesso tali registri possono mescolarsi nella carriera di ciascuno di costoro. Scorrono così sia personaggi ormai affermati, alcuni pure scomparsi, sia altri, appartenenti a generazioni successive. Vengono alla ribalta allora Giorgio Gaber e Paolo Rossi, Beppe Grillo e Moni Ovadia, Paolini e Celestini, Curino e Baliani. Emergono pure aree geografiche precise, la Torino del Teatro Settimo, la Milano della tradizione cabarettistica e di Lella Costa, la Genova di Grillo, il Veneto di Paolini, l’Emilia Romagna delle Albe e di Elena Bucci, la Toscana di Benigni e Chiti, la Roma di Celestini e degli ultimi giovanissimi protagonisti della scena off, la Sicilia di Pirrotta ed Enia, la Napoli di Moscato e della scena en travesti, e inoltre le Puglie e gli Abruzzi, la Lucania di una nuova ondata coraggiosa e irriducibile, portata nel possibile a ridurre compromessi e cedimenti rispetto alla scena istituzionale. Tutto ciò non evita che l’interferenza, almeno per i più fortunati, di dirette televisive, e di un’editoria pronta a pubblicarne gli eventi coi copioni annessi, introduca forti contraddizioni nel detto fenomeno, verso una saturazione e una sazietà del genere.

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